17/08/09

Online la giornata dura fino a 36 ore

Vita veloce Studio di CiscoSystem: nel 2013 saliremo a 48. Ma gli esperti avvertono: per il nostro cervello è l' approccio peggiore
Online la giornata dura fino a 36 oreCon il «multitasking» si fanno molte cose insieme. E il tempo vale di più
MILANO - La domanda giusta sarebbe, prendendo in prestito il titolo di un (bel) saggio di Roberto Weber: perché corriamo? Perché le nostre giornate, complice la connessione in Rete che si espande anche fuori dalle ore lavorative, invece di accorciarsi si allungano, si riempiono, si complicano? A rivelarlo è una ricerca, dal titolo «Visual Networking Index», realizzata da CiscoSystems: ad essere esaminate sono le operazioni che ogni giorno vengono compiute simultaneamente online. Navigare nel Web, parlare al cellulare, ascoltare musica su una radio in Rete, scaricare file, chiacchierare su Skype... e, ovviamente, comunicare via posta elettronica. Si chiama «giornata digitale», e già oggi è composta da 36 ore. Nel 2013, secondo le stime, sarà lunga esattamente il doppio di un giorno «analogico», cioè tradizionale: 48 ore, calcolate sommando il tempo trascorso svolgendo ciascuna delle azioni elencate sopra. E se due o più avvengono nello stesso istante - il famigerato «multitasking» -, quel tempo vale doppio. Vita veloce, ma non nel senso podistico di cui parla Weber: qui la corsa è tutta contro l' orologio, la sfida non è macinare chilometri ma riempire l' agenda di cose fatte, già guardando a quelle ancora da fare. «Il problema è che, per il nostro cervello, il multitasking è l' approccio peggiore», interviene Beatrice Bauer, docente di Organizzazione e personale alla Sda Bocconi. «Ci sono manager molto intelligenti che non si rendono conto di come la mente abbia dei limiti "naturali" e, a furia di esigere prestazioni superiori per quantità di nozioni, informazioni accumulate, velocità, finiscono per fare errori notevoli». L' abitudine, «soprattutto per i liberi professionisti», è spesso in linea con i dati Cisco: «Le giornate vengono riempite da telefonate continue, di cui la metà fatte di chiacchiere e ripetizioni; in azienda, gli orari di permanenza in ufficio si dilatano fino a 12-13 ore, per dimostrare "attaccamento" al lavoro. Un approccio tipicamente italiano, nei Paesi nordici si va via quando si ha finito...». Ma non tutto il «giorno Rete», per fortuna, è da buttare: «Le persone che corrono sono meno di quanto ci si potrebbe aspettare, e i superstressati hanno capito che farsi un giro online, rispondere a un' email che non ci fa fretta, è un modo per rilassarsi, concentrandosi su qualcosa di più leggero», spiega la Bauer. Il tempo virtuale come fuga dalla fatica? Domenico De Masi, che alla Sapienza di Roma insegna Sociologia del lavoro (e si è molto occupato dei concetti di fatica e ozio nel mondo d' oggi), sottoscrive. «C' è una serie di sfide che abbiamo cercato di vincere da quando esiste l' umanità: evitare il dolore, la morte, la noia, l' autoritarismo... e la fatica. Per farlo, abbiamo chiesto aiuto alla tecnologia». Ci sono macchine «per risparmiare tempo, per stoccarlo, programmarlo e arricchirlo; l' informatica serve contemporaneamente a più di un fine». E il risultato «è che non facciamo più molte cose insieme, bensì una sola. Le altre le deleghiamo alle macchine. Non una vita velocizzata, dunque, ma un godimento del tempo, come mai era stato possibile prima d' ora». Sarà per questo, forse, che il traffico virtuale è destinato ad aumentare ancora: oggi nel mondo circolano 9 exabyte (un miliardo di gigabyte) al mese, tra 5 anni saranno 56. «La crisi - spiega Stefano Venturi, ad di Cisco Italia - ha ridotto tutti i consumi, tranne il traffico Ip, che cresce costantemente». Nel 2013, la Rete sarà circa 4 volte più estesa di quanto non sia oggi. Starà ai naviganti, poi, scegliere come usarla: per correre, o per vivere con lentezza. Gabriela Jacomella (ha collaborato Gabriele De Palma)

Jacomella Gabriela
(11 luglio 2009) - Corriere della Sera

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